Volontariato é: Emilia alla scoperta dell’India
Con questa testimonianza, apriamo una finestra su un’altra realtà missionaria betharramita: l’India. Riportiamo alcune pagine del diario di viaggio di Emilia Duca di Morbegno (Sondrio) che dal 2000, per due volte all’anno, fa visita alle missioni.
Durante l’ultima esperienza, però, Emilia ha scoperto qualcosa di nuovo: la comunità cristiana della città di Hojai, nello stato federato dell’Assam.
Eccomi alla mia prima giornata in questo Paese; qui trovo padre Arul Gnana Prakash e padre Mariadas Jesuraj che ho conosciuto anni fa quando erano ancora seminaristi a Bangalore e che, dopo la loro ordinazione sacerdotale, sono stati destinati al nord come aiuto nelle scuole salesiane.
Padre Arul è preside nella scuola di Hojai: un’istituto che conta più di 1500 alunni, dall’asilo fino alla quindicesima classe; padre Jesuraj invece è dirigente di un’altra scuola a circa tre ore di macchina da Hojai ed è assistito nella sua missione dal diacono Reegan Vincent che si occupa soprattutto del doposcuola.
Hojai è molto caotico: i nostri padri e seminaristi si sono adattati benissimo passando dalla vita confortevole del seminario di Bangalore a quella in questi luoghi dove le abitazioni non sono delle migliori, l’acqua deve essere sempre scaldata sul fuoco per diventare potabile e dove al posto degli armadi si usano le valigie. In questo periodo dell’anno, poi, siamo nella stagione invernale: fa freddo ma non c’è il riscaldamento e l’unica alternativa è mettersi addosso più indumenti uno sopra l’altro.
Sono nel nord dell’India ormai da 18 giorni e mi trovo nella città di Kampur (capoluogo del distretto di Kanpur Nagar, nello stato federato dell’Uttar Pradesh), dove padre Pascal Ravi ha costruito la scuola in bambù nella frazione di Simalaguri. Il sacerdote – che nel “tempo libero” tiene corsi di inglese sia per giovani che per adulti – ha già preparato le fondamenta in cemento per una nuova scuola che possa ospitare un altro centinaio di bambini, dall’asilo fino alle classi successive. Questa parte dell’India è molto povera, abitata soprattutto da famiglie cattoliche che parlano però solo dialetti locali. Qui non è semplice trovare gente che possa donare: quasi tutta la popolazione vive di agricoltura e non mette da parte denaro. Padre Pascal, nonostante tutto, è contento di come sta procedendo il progetto della prima scuola betharramita; insieme a lui c’è il diacono Valiyaveetil Shamon che ricopre anche il ruolo di maestro.
Durante questo viaggio ho conosciuto un padre Pascal inedito: oltre che sacerdote, si è rivelato essere un ottimo maestro, cuoco e muratore. L’obbiettivo del missionario è aiutare in tutti modi questa gente, che non può contare su altri aiuti e in particolare padre Pascal vuole garantire a tutti l’istruzione: rendere le persone indipendenti intellettualmente significa evitare che vengano imbrogliati, nelle loto attività quotidiane e nel commercio.
Emilia Duca