Volontariato é: Tiziana “Un’esperienza di crescita” (I° parte)

Volontariato é: Tiziana “Un’esperienza di crescita” (I° parte)

La giovane Tiziana Robustelli di Como ha appena concluso un’esperienza di volontariato presso l’Holy Family Catholic Centre a Ban Pong, nel nord della  Thailandia.
Durante la sua esperienza ha scritto un diario dal quale riportiamo alcuni stralci:

Giorno 1

Eccomi sul volo Bangkok – Chiang Rai, per raggiungere il centro Holy Family Catholic Center di Ban Pong, nel nord della Thailandia; non so bene quello che mi aspetta… Sono partita solo con il desiderio di essere “d’aiuto”, non possiedo particolari titoli come una laurea in medicina o una predisposizione all’insegnamento, ma solo una grande volontà e caparbietà nel riuscire in questo mio progetto. Da molti anni sento dentro di me la volontà di partire e lasciare la mia città piena di privilegi e agii per vivere con poco ogni giorno. La mia paura più grande è stata quella della comunicazione, dato che i bambini non parlano italiano o inglese, ma solo l’akha e il thailandese: per capirsi si usano i gesti, gli sguardi e – perché no? –  anche traduttori online. Sono bastati pochi minuti per vincere la paura: in un secondo mi sono ritrovata circondata da bambini e bambine sorridenti e con tanta voglia di abbracciarmi e giocare.I bambini e le ragazze che lavorano in questo centro “vivono come una famiglia” – così mi ha spiegato Noy descrivendo lo stile di vita del centro. Come immaginare 75 bambini dai 6 ai 12 anni, senza figure genitoriali presenti tutti i giorni? Qui è normale, i genitori sono impegnati a lavorare sulle montagne o in altre città lontane, quindi per il bene dei propri figli decidono mi mandarli qui, per potergli garantire un’educazione scolastica e spirituale. Tutto è organizzato secondo riti e abitudini ben precisi, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato che non ho sentito nessuno dei 75 bambini piangere, lamentarsi o fare i capricci. Si gioca un po’ nel grande prato intorno ai dormitori, alle 18.30 suona una campana per richiamare tutti a un momento di riflessione su se stessi e su Dio e infine si va a cena. Tutto è organizzato e funzionale, le ragazze più grandi cucinano per i più piccoli, si mangia insieme in un grande salone all’aperto e alla fine ogni singolo bambino lava il proprio piatto e le proprie posate. Finita la cena, si torna a giocare tra altalene e palloni. Alle 9 di sera le luci si spengono, tutti a letto. Oramai si sentono solo grilli e cicale. Buona notte.

Giorno 2

Non sono mai stata una persona mattiniera ma, non si sa come, la mattina del 15 novembre i miei occhi si sono aperti alle 6 in punto qui alla missione. La vita al centro inizia molto presto, affacciandomi alla finestra vedo i bambini ancora in pigiama già impegnati a rincorrersi nei prati … Che energia!
Ed ecco che alle 6.30 precise c’è il richiamo per la messa mattutina nella chiesetta del villaggio; si prega seduti per terra senza ciabatte, lasciate fuori all’entrata della chiesa come tradizione thailandese.
In questi primi istanti della mia presenza la mia attenzione cade sui capelli delle bambine … mi improvviso parrucchiera “esperta in codini e trecce”. Decido di allontanarmi per approfittare di un po’ di silenzio per scrivere questo diario, impresa impossibile, notata la mia assenza ecco che una ventina di bambini partono alla mia ricerca.
Il pomeriggio vola tra corse, disegni e giochi.
Ma in questa giornata di leggerezza ed allegria c è stato un momento molto toccante. Alle 17 il suono della campana richiama tutti i bambini ad un piccolo cimitero situato dietro i dormitori. Ecco sei piccole tombe, accendiamo delle candele e posiamo dei fiori per poi cantare. Mi informo più tardi con padre Alberto: queste tombe risalgono a circa 40 anni fa, quando alcuni bambini vennero portati al centro ormai in fin di vita. Tutte le domeniche si ricordano questi 6 piccoli defunti con molto rispetto. In Italia, nelle nostre vite frenetiche troviamo appena il tempo per recarci nei cimiteri trovando scuse di ogni tipo. Ma qui bastano 15 minuti ogni domenica per ricordare la vita di qualcuno che un tempo è stato parte del  centro, proprio come chi lo abita oggi.
Ora meglio dormire, domani e lunedì e la sveglia suona alle 6.
Buona notte.

Giorno 4: il sorriso

Nonostante sia lunedì mattina , giorno più “odiato” nella nostra bella Italia qui il lunedì ha il “sorriso in bocca”.
Alle 6 di mattina una settantina di bambini, sorridenti e felici, si riversano sul prato a giocare prima della messa delle 6.30. E’ emozionante vedere come tutti, ma proprio tutti, trasmettano allegria regalandomi un sorriso e il saluto tradizionale con le manine giunte davanti al petto .
Alle 7.30 si parte per la scuola, non ci sono pulmini qui; gli autobus sono le ragazze più grandi del centro che ogni mattina percorrono più di un chilometro  a piedi per portare tutti a scuola in orario.
Nel viaggio di ritorno mi sono bastata 10 minuti con Kin e Namh per riuscire finalmente a imparare qualche vocabolo in thailandese, come per esempio mangiare, giocare, dormire, perché? Le ragazze, impegnate ogni giorno nel cucito, pulizie e studio della bibbia , mi hanno accolto a braccia aperte. Kin con molta pazienza mi ha anche insegnato a fare alcuni ricami tipici akha.
Il tempo vola quando le persone accanto a te sono disponibili e cordiali.
In un batter d occhio sono già le 4, torniamo a prendere i bambini a scuola, più felici che mai di tornare al centro per giocare con me.
Finisco questo diario nella mia casetta di legno, con un grande sorriso.
Buona notte.

 

Giorno 5
Giovanni Parolari (Amici Betharram Onlus) prima della partenza dall’Italia, e Noy, una volta arrivata al centro, mi avevano detto che dopo 3 o 4 giorni mi sarei abituata alla quotidianità del centro, ed è stato proprio così!
Aprendo la finestra appena sveglia davanti a me un centinaio di ciabattine colorate tutte allineate perfettamente fuori dalla chiesetta. Significa che tutti sono inginocchiati davanti all’altare per la preghiera mattutina.
La giornata si svolge tranquillamente tra lezioni di cucito e ricamo con Kin, disegni e giochi con la piccola Pauini che non è potuta andare a scuola in seguito a un infezione a entrambe le manine. Qui si torna un po’ bambini, una sensazione che non provavo da molto tempo. Avevo quasi dimenticato come fare ad esempio un braccialetto di margherite, ma con l aiuto di Pauini tutto è tornato in mente. Risultato: due piccoli braccialetti per non farle ricordare le sue manine fasciate.
In un attimo si fanno le 3, andiamo a prendere i bambini, i quali non perdono l’occasione di cimentarsi nelle prime conversazioni in inglese “Nice to meet you” ” What do you like?” “How are you?”
E’ un primo passo per riuscire a comunicare in una lingua che non sia quella dei gesti .
Chissà, magari riuscirò a insegnare qualcosa di utile per la loro crescita, anche se ho già la sensazione che saranno loro a insegnarmi lezioni di vita molto più importanti.
Buona notte.

Sera
Sono sempre più convinta che fare “volontariato” (anche se questa è la mia prima esperienza) insegna a far crescere più me che gli altri. Mi rendo conto che tutti loro mi stanno insegnando un modo di vivere in una comunità migliore rispetto a quello a cui sono abituata. Mi posso basare solo sulla mia esperienza di ragazza 27enne nata e cresciuta in un piccolo paese del comasco. Durante la mi adolescenza e gli anni universitari, per guadagnare qualche soldo, ho lavorato come babysitter per diverse famiglie, con un solo bambino, fino ad arrivare a curare 4 fratelli contemporaneamente. Si sa i bambini piangono, fanno capricci e picchiano i piedi per terra per attirare l’attenzione: ma non qui. Nei giorni passati qui non ho visto uno dei 75 bambini versare una lacrima, nemmeno un capriccio, mai un dispetto uno con l’altro. Questi bambini vengono educati dalle ragazze che lavorano al centro secondo principi di vera condivisione (si condivide tutto, dal cibo, al gioco) , di rispetto per gli adulti e una grande fede in Dio.
Io mi auguro che tutti loro crescano restando un po’ bambini, capaci di aiutare il prossimo basandosi su solidi valori.

(continua)