Padre Alberto Pensa: “Eccomi di nuovo a casa”

Padre Alberto Pensa: “Eccomi di nuovo a casa”

Pubblichiamo la lettera inviataci da padre Alberto Pensa, appena rientrato all’Holy Family Catholic Centre, missione nel nord della Thailandia, dopo un periodo di “esilio forzato” in Italia.

 

Carissimi
finalmente sono tornato a “casa”.
Vi scrivo infatti da Ban Pong, dall’Holy Family Catholic Centre dove sono arrivato ormai da qualche giorno, dopo otto mesi di “esilio forzato” in Italia e dopo aver trascorso due settimane di quarantena obbligatoria in un Hotel a Bangkok.
Ho fatto rientro in Italia a metà del mese di febbraio, per stare accanto a mio fratello Lino, gravemente malato accompagnandolo fino all’ultimo dei suoi giorni il 24 febbraio.
Avrei dovuto far ritorno in Thailandia alla fine del mese di aprile, ma la pandemia causata dal Covid-19 ha fatto saltare tutti i programmi e il lockdown ha portato anche me a trascorrere diversi mesi chiuso in casa.

 

Il rientro non è stato facile, ma dopo circa due mesi dall’apertura della pratica, dal Consolato Thailandese in Italia ho ricevuto il nulla osta per poter partire e far così ritorno qui, che per me è casa da quasi 50 anni!
La situazione generale del Paese è di gran lunga migliore rispetto all’Italia.
Mentre vi scrivo i dati ufficiali, dall’inizio della pandemia, parlano di 3.787 casi accertati, con 3259 ricoveri, di cui solamente 133 hanno avuto bisogno di cure intensive e di 59 morti.
Le zone più colpite sono state le regioni del sud e tutta la prefettura di Bangkok.
I numeri non elevati della pandemia che ha colpito il Paese sono da ricondurre a tutte le precauzioni che il governo centrale, fin dai primissimi giorni dell’emergenza, ha adottato: frontiere chiuse, ingresso in Thailandia solo in una seconda fase con un permesso e quarantena obbligatoria, oltre che l’obbligo di utilizzo delle protezioni come la mascherina e il distanziamento sociale.
Conclusa la quarantena obbligatoria ho trascorso alcuni giorni al Seminario di Sampran, alle porte di Bangkok, dove sono stato accolto da padre Luke Kriansagk, responsabile della Casa di Formazione.
Durante l’emergenza i giovani hanno studiato a casa essendo stato chiuso il seminario-università Lux Mundi che ha riaperto i corsi a nel mese di luglio.
Durante le loro vacanze, non avendo potuto far ritorno in famiglia per evitare qualsiasi contatto esterno, i giovani ne  hanno approfittato per realizzare loro stessi la rete di protezione del campo sportivo.
Un tecnico amico è stato una guida indispensabile: in seminario studiano filosofia e teologia, non la tecnica di saldatura del ferro!
La vita nei villaggi delle montagne ha visto un drastico cambiamento: per quattro mesi non era possibile entrare e uscire dai villaggi e ognuno rispettava le indicazioni delle autorità locali.

 

Il 2 novembre ho fatto finalmente ritorno all’Holy Family Catholic Centre, nel nord del Paese.
Appena arrivato alla missione sono stato accolto dalla spontanea gioia dai bambini,e in quel momento qualsiasi “distanziamento sociale” è venuto meno e proprio in quell’istante ho pensato: “Sono davvero tornato a casa”.
Anche al Centro la vita è stata segnata dall’emergenza sanitaria.
Diverse attività annuali sono state annullate, come i campi estivi per i bambini e i giovani  durante le vacanze.
La ripresa delle attività scolastiche, normalmente prevista per metà maggio, è avvenuta il 1° luglio.
Il Centro oggi accoglie poco meno di 80 bambini e una quarantina di ragazze che frequentano “Bankonthip, la scuola di taglio e cucito sorta all’interno della missione.
Proprio con l’inizio della pandemia, incentivate da tante richieste di aiuto, molte delle ragazze hanno deciso di restare al Centro anche durante le vacanze estive, per produrre materiali di protezione e dare cosi il proprio contribuito alla nazione in piena emergenza.
In poche settimane le macchine da cucire di Bankonthip hanno realizzato oltre 25 mila mascherine destinate al sia distretto di Maesai, al confine con la Birmania, sia per alcuni centri di Chiang Rai e Bangkok.
Ho trascorso otto mesi in Italia riempiti di un grande vuoto.
Avrei voluto incontrare tutti coloro che nel corso di questi anni hanno fatto visita alla missione ma le restrizioni imposte hanno bloccato ogni iniziativa; ho sentito comunque l’affetto di tutte queste persone.

 

Desidero ringraziare in modo particolare tutta la mia famiglia,  e tutti coloro che mi hanno contattato per chiedere della realtà del Centro: l’Associazione Mazzucconi e il Gruppo “Amici di Andrea” d Lecco, il Gruppo Missionario di Morbegno, con cui ho condiviso una bella serata all’insegna della testimonianza missionaria proprio pochi giorni della mia partenza.
Durante la quarantena mi ha fatto compagnia una libro “Come foglie di tè”: parla di una donna Akha e delle sue peripezie.
Il libro comincia con queste parole dette da una mamma Akha che è tutto nel villaggio, levatrice e custode delle tradizioni: “Non esiste storia senza coincidenze” e possiamo capire questa frase guardando i passi compiuti nella nostra vita. Queste pagine mi hanno fatto rivivere i primi anni trascorsi in Thailandia a contatto con gli Akha della vecchia tradizione, quando, giovane, percorrevo la foresta per ore e ore a piedi per raggiungere quelle poche famiglie cattoliche che attendevano un prete per la celebrazione dell’Eucarestia.
Concludo prendendo in “prestito” le parole di papa Francesco dette durante il momento di preghiera straordinario sul sagrato di Piazza San Pietro: “Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: “Siamo perduti” così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.
Queste parole vogliono diventare anche il mio saluto a tutti voi, con il desiderio e l’augurio di non sentirsi mai soli, che soprattutto nelle avversità siamo guidati da una Luce che squarcia le tenebre anche quelle più oscure: il Bene lo facciamo bene se lo facciamo insieme!

 

padre Alberto Pensa